Alexander
Barner
Non pittura la sua, nel senso storico che attribuiamo al termine, fatta
di pennellate e tocchi di colore, ma segni grafici su cartoncino, quasi
a voler riabilitare i pennarelli usati da bambino per decifrare il mondo
in cui vive… un mezzo all’apparenza semplice, ma che svela
architetture complesse e ricche di significato.
Il suo segno vuole essere libero, autonomo, che quasi prende vita propria
e dà vitalità ed essenza all’elemento rappresentato.
Non ci sono sfumature di colore, ma accostamenti forti, contrasti fra
i colori complementari: il rosso e il verde, l’arancio e il blu
etc. A volte il segno è più sciolto e lascia trasparire
ampie zone di fondo, altre volte si nota una sorta di horror vacui, nell’intento
forse inconscio di riempire completamente ogni spazio vuoto, ogni parte
del foglio, così come la nostra coscienza viene ad essere bombardata
ogni giorno e in ogni momento da informazioni, immagini, pubblicità
provenienti dai vari mass media: in un suo ritratto di figura umana si
vede il volto con al centro le iniziali TV, televisione: un mezzo di comunicazione
che pervade tutta la nostra vita, fino ad entrare a far parte dell’uomo
e della sua rappresentazione. Qui il volto della persona è trasformato,
fino a diventare irriconoscibile per sesso ed età, diventa un’astrazione
grottesca ed inquietante, che trasmette le difficoltà della condizione
della vita attuale. Delle frecce sul lato sinistro del volto sono rivolte
verso il viso stesso, mentre dall’altro lato le stesse frecce sembrano
allontanarsi dal volto verso l’esterno, forse rappresentazioni del
flusso di informazioni che quotidianamente passa attraverso di noi e che
anche noi contribuiamo a diffondere, modificandole e rielaborandole. Ma
forse non sono solo informazioni, ma anche situazioni, condizionamenti,
realtà delle cose che spesso si scontrano con i bisogni, i desideri,
le aspirazioni dell’uomo, in un’osmosi fra dentro e fuori
che caratterizza l’intera modernità.
Le tematiche affrontate sono varie: innanzitutto vediamo il tema del pesce:
un piragna con la bocca spalancata ed enormi denti che vuole ingoiare
il cielo rappresenta la natura che ingoia se stessa, oppure sono le stelle
e la luna che escono dalla bocca di questo essere primordiale, come in
un effluvio della creazione nella notte dei tempi? Sembra un pesce vorace,
che ci richiama alla mente il detto: “Il pesce grosso mangia il
pesce piccolo” e proprio questo viene rappresentato in uno dei dipinti
di Barner: è metafora di una società in cui chi è
più forte ingoia il debole diventando così ancora più
forte, mettendo in atto una sopraffazione che sempre di più fa
gridare alla ricerca di giustizia e vendetta il cuore di ogni uomo, che
si sente sopraffatto e impotente. In un altro dipinto vediamo due grossi
pesci con le fauci spalancate posti ai lati di una grossa X centrale e
agli angoli i simboli del dollaro, qui sembra che Barner ci suggerisca
la X dell’isola del tesoro, con il riferimento al dio soldo e al
potere. In un’altra opera vediamo addirittura rappresentata una
bandiera con un teschio su fondo nero, la bandiera dei pirati sullo sfondo
di un cielo stellato. Ed ecco di nuovo il riferimento alla fantasia, al
mondo dei bambini, all’arcaico che però risveglia in noi
inquietudini e dubbi, in quanto inserito in un nuovo contesto, che non
è più quello sereno e felice del mondo infantile, ma è
quello della sopravvivenza e della legge del più forte del mondo
degli adulti.
In secondo luogo vediamo dei ritratti di figure umane, primi piani del
volto rappresentato però in maniera contorta ed essenziale, siamo
di fronte a teschi in cui il naso è ridotto a foro che un tempo
accoglieva le strutture cartilaginee del naso stesso, quindi mancanza,
assenza, fine di tutto, privazione di sicurezze; gli occhi sono due cerchi
grandi e incavati, il viso è assimilato a una forma di cuore, molto
grossa e prominente nella parte alta, assotigliata e ridotta di molto
nella parte inferiore del mento. Paura, angoscia, preoccupazione, dove
sta andando il genere umano? Questo sembra voler trasmettere Barner. E
il simbolo del dollaro che continua a fare capolino nei ritratti, a volte
posizionato a lato, altre addirittura riempie le pupille degli occhi del
personaggio, come a voler dire che il denaro riempie gli occhi e il cuore
dell’uomo moderno, che perde di vista le vere realtà fondanti
il suo essere. Questi volti sembrano quasi dei totem, figure mitiche che
si stagliano sulla città, sull’ambiente principe dove abita
l’uomo moderno e dove egli trova la sua alienazione. In alcuni casi
troviamo due volti nella stessa opera e un cuore fra di essi, ad indicare
che l’amore e il sentimento positivo dell’uomo non possono
essere schiacciati e soffocati dal mondo esterno. Un volto con un cielo
pieno di stelle sul capo ci ricorda le sere d’estate di quando eravamo
bambini, quando disegnavamo le stelle a cinque punte senza mai staccare
il pennarello dal foglio, vuole essere un ritorno alle origini, alla purezza
della natura e dello stato primigenio dell’uomo.
Sembra di avvicinarsi a murales in cui i volti sono maschere deformi e
irriconoscibili come essere umani reali, ma identificabili come l’essenza
del volto dell’uomo moderno, quasi uno schema universale, che nel
ripetersi vuole sondare tutta la gamma dei sentimenti umani attraverso
lievi modifiche; il volto è piatto, quasi liquido, in perenne movimento,
senza tridimensionalità, così come avviene per le rappresentazioni
dei pesci, delle frecce lo colpiscono e lo deformano, come se gli elementi
esterni potessero plasmare non solo la realtà fisica del volto
umano, ma anche la sua presenza spirituale e il suo sentire più
profondo. Sono rappresentate le sollecitazioni esterne cui l’uomo
è sottoposto, in balia di forze a cui a volte non sa far fronte:
la società, i falsi miti del denaro e dell’onnipotenza, rappresentati
da navicelle o razzi spaziali.
Il tratto grafico è sicuro e non mostra mai incertezze, in alcuni
casi è usato per definire le forme, in altri come colore di riempimento.
Qualcosa nelle opere di Barner lascia perplessi, straniti, forse gli accostamenti
dei colori cosi squillanti, le forme così essenziali e appuntite
per definire nasi e bocche e gli occhi enormi e sgranati delle figure.
Le linee e le frecce rappresentano un percorso per l’occhio, che
scopre la composizione seguendo i percorsi lineari tracciati dall’artista.
Si inizia a scoprire la forza della linea, la sua capacità di dare
struttura alla materia reale e immaginata. E dietro a questi segni si
riconoscono delle tematiche ricorrenti, come appunto il simbolo del dollaro,
il denaro che nel mondo moderno è divenuto ragion d’essere
d’ogni cosa e comportamento. Spaesamento, paura, aggressività,
una realtà trasformata in qualcosa di superiore e mai conosciuto
prima sono le sensazioni che emergono dall’analisi delle opere di
Barner. C’è quasi un senso di autodifesa e autoaffermazione
che grida e si fa spazio grazie ad ogni segno, l’uomo e l’artista
vuole impedire che elementi esterni perturbanti lo possano schiacciare,
è un grido di sopravvivenza che si manifesta nel segno grafico
per non morire, ed ecco l’urgenza dell’azione artistica, arte
che dà salvezza e riscatto.
Debora Spolaor
dal
catalogo "man-code - the man is a BRN code" 2012
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