Alexander Barner - Fuoco - destruction generation

Fuoco. Ascolto il tempo. Cascata di silenzio.
Fuori il freddo. Mi trattengo.
Cosa c'è dentro.

Solfato e disaccordo.
Ceneri di distacco. Lampi FM.
Predoni del tempo.

Distratto. Memorie vuote e destabile.
Fuoco attorno al fuoco. Nero
impavido che muta forma.

Singolare fremito. Indomito.
Fuoco fa breccia. Né oro.
Né tempra. Odo.

Torno al castello distrutto.
Dialogo di fuoco. Breccia di pensieri
nella turbine.

Ora immersa nel silenzio.
Quarto della sera.
Benvenuta d'aria senza coperchi.

Un copertone grigio nelle scie d'asfalto
luccica ogni secondo.Metronomo rotto.

Carte sbieche a posto nel cassetto.
Nodo in gola. Fuoco acceso. Fuoco. Spento.

Sono anime danzanti nel fuoco le immagini di Barner in questo nuovo capitolo del suo percorso artistico. Le vediamo schedate sulle prime pagine, una serie di forme che riconducono alla condizione umana di distruzione e destrutturazione. Tempo fa ho scritto dei richiami ai geroglifici ed alle figure paleocristiane di questi pesci e teschi. Adesso il piano di lavoro si è ulteriormente innalzato, permettendo al curioso ed all'estimatore di queste opere- come me- di voler approfondire la conoscenza e la genesi di questa generazione distrutta.

Il richiamo alla tossicità, alla mise en costume di un mondo fatto esclusivamente di algoritmi e figure ripetitive (gli angoli proposti fanno pensare alla figura aliena della Piramide del Louvre di Parigi, ai parallelepipedi del centro dati destrutturato di Napoli - con la scritta gigante TIM) ci conducono ad una formazione punk, ad un esercito alieno tatuato, ingessato, mal riposato e carico di linee. A provocare questa alienazione il desiderio di mai visto, un codice alla Blade Runner che lancia i suoi identikit amorali su pagine bianche e fisse.

Le memorie sono piccoli frammenti di essere, scombinati, che corrono in modo inesorabile battendo ogni record. Immutati sono i gesti della pittura e della scultura, il rinascimento, le forme del barocco e del gotico (nelle piramidi c'è un richiamo inconscio a questo mondo esoterico, egizio) sono mescolate e indirizzate a linee senza contrasti, forme elementari di una grande opera sui generis che soddisfa la generazione tatuata del presente, del VOGUE ENTRATEINMENT e del pulviscolo cementizio che alimenta la Trap ed il Rap.

Ma questa è un'opera che - continuo a ribadire- è posta alla base del punk. Al geroglifico vero e proprio. In pianta stabile nei muri dei metrò di Milano, Torino, Bronx, Favelas di Città del Messico e Maracanà. Un piano geografico ben delimitato. Oltre questo impero del web che appiattisce tutto. Le immagini prendono corpo. Sono ciminiere ambulanti che contrastano il bianco. Nelle pagine del catalogo siamo immersi nel LASER del bianco, una sorta di scanner dati, che certifica se il tuo colore è compreso nella mazzetta all'interno del catalogo oppure della mostra. I pesci che sguazzano sono figli di questo disordine-ordine- disordine con un preciso orientamento (da destra a sinistra) come a significare che il potere mangia il potere senza esclusione di colpi.

Magnifica e desolante allo stesso tempo l'immagine del mondo in questo catalogo, senza sonno perché nessuno ha dormito per concludere questi disegni. Il presentimento è che nel prossimo catalogo (come nella serie dei fumetti, oppure nelle raffigurazioni da più punti di vista del Monte Fuiji di Hokusai e Hiroschige) ci sia un nuovo tassello da aggiungere, che le immagini diventino più nitide. Al punto tale da scavalcare la pagina del catalogo e trasformarsi in maschere da indossare. Un assalto al Vanity Fair, al Vogue, al Glamour in pompa magna. Scoprire la desolata moda del contemporaneo fatto di bianco (un colore adorato da John Lennon) e di semplici gesti. Come dire che la guerra è finita, che si sta bene a letto.

Stefano Sansoni

Fire. Recive the time. Silentfall.
It's could outside. Keep myself.
Something to myself.

Sulphate and disagreement.
Parting's ashes. FM's Flashes.
Robbers Of The Times. Absent.

Empty Memory and Unstable.
Fire around the fire. Black
undaunted that change form.

A single shudder. Undaunted.
Fire's open. No gold.
No character. Recive.

Back to the Destroyed's Castle.
Speek of Fire. Thing's open
on the storm.

Times down on the silence.
A quarter of the Evening.
Air's welcome without cover.

Grey's tyre on the asphalt
bright on every seconds.
A cracked metronome.

Slanting page on the drawer.
Slip-knot. Fire on. Fire off.

The images of Barner on this new chapter of his artistic journey, are souls dancing in the fire. We see them, cataloged on the front pages, a series of forms that lead back to the human condition of destruction and deconstruction. Sometimes ago, I wrote references to the hieroglyphs and early-christian figures of these fish and skulls. Now, the planes has increased, allowing the inquisitive and esteem of these works - as I do - to want to deepen the knowledge and genesis of this destroyed generation.
 
The reference of toxicity, to the mise en costume of a World that made exclusively of algorithms and repetitive figures, (the suggested angles suggest the alien figure of the Louvre’s Pyramid in Paris, the parallelepipeds of the deconstructed is the data center of Naples - with the giant TIM script) they lead us to a punk formation, to a tattooed alien army, plastered, badly rested and full of lines. To provoke this alienation, the desire of never seen, an  uncode to the Blade Runner that launch his a-moral identikit, on white pages.
 
Memories are small fragments of being, messy, that run inexorably beating each record. The jest of painting and sculpturing, the Renaissance, the forms of Baroque and Gothic, are unchanged (in the pyramids there is an unconsciouness call to esoteric, Egyptian world) mixed and directed to lines without contrasts, elementary forms of a great work “sui generis” that satisfy the tattoo generation in the present. The VOGUE ENTRATEINMENT SHOW and the dust that feeds the Trap and the Rap.
 
But this, is a work that is placed at the roots of punk. At the real hieroglyph. Permanent shows on the walls of Milan, Turin, Bronx, Favelas of Mexico City and Maracana. A well-defined geographical plan. Beyond this web empire, that flattens everything. The images take shape. They are walking chimneys that contrast in the white. In the pages of the catalog we are going in the LASER of white, a sort of data-scanner, which decrete if your color is included in the bundle of the catalog or not. The fish that wallow, are children of this disorder-order-disorder with a precise orientation (from right to the left) as meaning that “power eats power” with no end.

At the same time, the Image of the World in this catalog is magnificent and distressing- without sleep - because no one has slept to finish these drawings. The premonition was that: on the next catalogue, (as in the comic series, or in the representations from different points of view of Hokusai and Hiroschige's Monte Fuiji) there will be a new piece to add, that the images become sharper. To the point of leapfrog, the page of the catalogue turn and wearing some masks.An assault to the Vanity Fair, the Vogue, the Glamour in pompa magna. Discovering the lonely fashion of the contemporary “made-in-white”(the "saint" colour of John Lennon) and simple jests. As to say that the war is over, that one is well on a bed.

Stefano Sansoni

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