Alexander Barner, al di la del muro


In mano a Barner il pennarello “mannaro” diventa uno strumento capace di distribuire lampi di luce di forte intensità e poetica essenza, impossibili da riprodurre anche con tecniche più sofisticate come pittura ad olio o smalti.
Le icone dipinte da Barner sono graffiate sul foglio di cartoncino, solcate da lividi e tagli, stressate e strizzate all’inverosimile, rincorrono un ideale di perfezione che non esiste se non nella mente diabolica dell’uomo contemporaneo, l’uomo macchina, l’uomo numero, come noi lo definiamo.
Il susseguirsi di immagini provoca nello spettatore un vortice di vertigini non confuso ma razionale, la storia della nostra società realizzata per immagini, raccontata come solo lui sa fare, con tragica ironia e concreta lucidità.
Alexander Barner si nasconde e confonde tra la folla, nell’indifferenza il suo occhio vitreo coglie ogni sfumatura di quell’immenso e frenetico turbinio di azioni, gesti e automatiche emozioni, vissute da ognuno di noi quando ci ritroviamo immersi nel caos calmo della vita metropolitana Le sue figure sono trafitte da frecce, lance ,spilloni e segni di ogni genere che ne deturpano, ma solo in apparenza, il volto. L’occhio è sempre solcato da profondi segni neri che distinguono questi moderni guerrieri metropolitani e rappresentano la tenacia e l’esperienza con la quale queste figure si addentrano nella giungla moderna. In questo contesto nuotano i pesci assassini che assumono sembianze umane e partecipano ai moderni riti tribali stritolando i propri simili e assistendo con assoluta indifferenza al passaggio di consegne tra vittima e carnefice in continua simbiosi.
I social network sono stati l’elemento fondamentale che ha avvicinato Barner ai collezionisti di tutto il mondo, è stato sicuramente uno dei primi artisti a farsi conoscere, agli albori di Faceboock, esclusivamente attraverso questi mezzi di comunicazione di massa.
Le immagini prodotte dall’artista si sono, fin dall’inizio, moltiplicate all’infinito nei condotti della rete elettronica, viaggiando da una parte all’altra del pianeta.
Le opere di Barner raccontano la storia della nostra società, la profonda crisi economica, le angosce e le inquietudini di una generazione, quella chimica, fatta di silicone e sostanze allucinogene sintetiche. Nei sui disegni i volti si trasformano, la moderna chirurgia estetica prende il sopravvento muovendosi tra bisturi comandati da robot che seguono un programma ben definito, lo stesso che annulla l’identità di chi, forse ignaro, decide di sottoporsi al giudizio di questi moderni guru dell’anatomia. Barner è un artista immediatamente riconoscibile, originalissimo, ha un tocco unico e una tecnica che lo distingue e lo fa emergere tra i tanti, al di la del muro.

Veneri

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